POLVO ERES
21.01.2023 - 18.02.2023
Eliel David Pérez Martínez (1998, Oaxaca, MX) vive e lavora a Venezia. Dopo aver frequentato la Escuela de Bellas Artes de Oaxaca (2015-2017), si diploma presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia (2017-2021). Nel 2022 è stato uno dei residenti presso la Fondazione Bevilaqua La Masa (Venezia). Nello stesso anno è stato protagonista di due mostre personali: Sottosopra, presso Galleria Ethra (Città del Messico, MX) e Lluvia sobre el campo de mageyes, presso Suburbia Gallery (Barcellona, ES). Per la sua prima mostra personale e Roma, Pérez Martínez presenta Polvo Eres, un progetto espositivo incentrato sulla percezione del rito nella società contemporanea occidentale, in bilico tra sacralità e ironia.
Polvo eres (dallo spagnolo, Sei polvere) nasce per ricordare il legame intrinseco che ci lega alla terra, alla quale un giorno torneremo. Un legame che parla di energia, di condivisione e dipendenza, inserito in un percorso ciclico, costante nel suo impietoso ripetersi. Il progetto espositivo è caratterizzato da una necessaria partecipazione attiva di chi vi accede, in accordo con le precise indicazioni rituali1 dettate da Pérez Martínez che, al limite tra spiritualità e ironia, inventa di sana pianta una liturgia moderna, composta di elementi presi in prestito da più culture e mescolate con una vena critica. Alla base della ricerca dell’artista, infatti, si colloca proprio il tema dell’eredità culturale costantemente in bilico tra rigido tradizionalismo e perdita dei propri valori cardinali.
È necessario appropriarsi di quello che ci incuriosisce? È possibile immaginare una distanza corretta, che permetta di vivere certe esperienze, senza contaminarle? O la contaminazione è una componente implicita della trasmissione di tutti i racconti, e deve quindi essere accolta come parte integrante di questi?
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1[…] Presso le popolazioni locali, era in uso la pratica di depositare offerte votive presso un luogo ritenuto sacro, generalmente presieduto da uno sciamano, colui che era in grado di intercedere con gli spiriti ultraterreni. Il rito prevedeva che ciascun offerente coprisse il proprio volto con una maschera rituale raffigurante il proprio spirito totemico, per oltrepassare la propria fattezza umana. Una volta all’interno del santuario, l’offerente depositava il proprio voto, che si ritiene potesse essere un impegno attivo che ciascuno doveva applicarsi per compiere, come contrappeso alla propria richiesta. Le richieste potevano riguardare fecondità, prosperità, salute e altri auspici che necessitavano del favore degli spiriti. Ogni richiesta prendeva le forme di una statuina votiva in argilla (ex-voto) realizzata in loco, attraverso una vasta gamma di materiali propiziatori, ciascuno con specifiche proprietà […].
CS - POLVO ERES
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Eliel David Pérez Martínez (1998, Oaxaca, MX) lives and works in Venice. After attending the Escuela de Bellas Artes de Oaxaca (2015-2017), he graduated from the Academy of Fine Arts in Venice (2017-2021). In 2022 he was one of the residents at the Bevilaqua La Masa Foundation (Venice). In the same year he was the protagonist of two solo exhibitions: Upside Down, at Galleria Ethra (Mexico City, MX) and Lluvia sobre el campo de mageyes, at Suburbia Gallery (Barcelona, ES). For his first solo exhibition in Rome, Pérez Martínez presents Polvo Eres, an exhibition project focused on the perception of ritual in contemporary Western society, on the edge between holiness and irony.
Polvo eres (from Spanish, You are dust) was intended to remember the intrinsic bond that binds us to the earth, to which one day we will return. A bond that speaks of energy, sharing and dependence, included in a cyclical path, and its constant and merciless repetition. The exhibition project is characterized by a necessary active participation of those who access it, in accordance with the precise ritual indications (1) dictated by Pérez Martínez who, at the limit between spirituality and irony, creates a modern liturgy, composed of elements borrowed from several cultures and mixed with a critical vein. At the base of the artist's research, in fact, lies the theme of cultural heritage constantly poised between rigid traditionalism and loss of its cardinal values.
Is it necessary to take possession of what intrigues us? Is it possible to imagine a correct distance, which allows us to live certain experiences, without contaminating them? Or is contamination implicit in the transmission of all stories, and should therefore be accepted as an integral part of them?
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(1) [...] Among the local populations depositing votive offerings at a place considered sacred was customary practice. This place was generally presided over by a shaman, the one who was able to intercede with otherworldly spirits. The rite required each bidder to cover his face with a ritual mask depicting his totemic spirit, to go beyond his human features. Once inside the sanctuary, the offerer deposited his vow, which is believed to be an active commitment that everyone had to apply to fulfill, as a counterweight to their request. The demands could relate to fruitfulness, prosperity, health, and other wishes that needed the favor of spirits. Each request took the form of a votive clay figurine (ex-voto) made on site, through a wide range of propitiatory materials, each with specific properties [...].
Polvo eres (dallo spagnolo, Sei polvere) nasce per ricordare il legame intrinseco che ci lega alla terra, alla quale un giorno torneremo. Un legame che parla di energia, di condivisione e dipendenza, inserito in un percorso ciclico, costante nel suo impietoso ripetersi. Il progetto espositivo è caratterizzato da una necessaria partecipazione attiva di chi vi accede, in accordo con le precise indicazioni rituali1 dettate da Pérez Martínez che, al limite tra spiritualità e ironia, inventa di sana pianta una liturgia moderna, composta di elementi presi in prestito da più culture e mescolate con una vena critica. Alla base della ricerca dell’artista, infatti, si colloca proprio il tema dell’eredità culturale costantemente in bilico tra rigido tradizionalismo e perdita dei propri valori cardinali.
È necessario appropriarsi di quello che ci incuriosisce? È possibile immaginare una distanza corretta, che permetta di vivere certe esperienze, senza contaminarle? O la contaminazione è una componente implicita della trasmissione di tutti i racconti, e deve quindi essere accolta come parte integrante di questi?
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1[…] Presso le popolazioni locali, era in uso la pratica di depositare offerte votive presso un luogo ritenuto sacro, generalmente presieduto da uno sciamano, colui che era in grado di intercedere con gli spiriti ultraterreni. Il rito prevedeva che ciascun offerente coprisse il proprio volto con una maschera rituale raffigurante il proprio spirito totemico, per oltrepassare la propria fattezza umana. Una volta all’interno del santuario, l’offerente depositava il proprio voto, che si ritiene potesse essere un impegno attivo che ciascuno doveva applicarsi per compiere, come contrappeso alla propria richiesta. Le richieste potevano riguardare fecondità, prosperità, salute e altri auspici che necessitavano del favore degli spiriti. Ogni richiesta prendeva le forme di una statuina votiva in argilla (ex-voto) realizzata in loco, attraverso una vasta gamma di materiali propiziatori, ciascuno con specifiche proprietà […].
CS - POLVO ERES
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Eliel David Pérez Martínez (1998, Oaxaca, MX) lives and works in Venice. After attending the Escuela de Bellas Artes de Oaxaca (2015-2017), he graduated from the Academy of Fine Arts in Venice (2017-2021). In 2022 he was one of the residents at the Bevilaqua La Masa Foundation (Venice). In the same year he was the protagonist of two solo exhibitions: Upside Down, at Galleria Ethra (Mexico City, MX) and Lluvia sobre el campo de mageyes, at Suburbia Gallery (Barcelona, ES). For his first solo exhibition in Rome, Pérez Martínez presents Polvo Eres, an exhibition project focused on the perception of ritual in contemporary Western society, on the edge between holiness and irony.
Polvo eres (from Spanish, You are dust) was intended to remember the intrinsic bond that binds us to the earth, to which one day we will return. A bond that speaks of energy, sharing and dependence, included in a cyclical path, and its constant and merciless repetition. The exhibition project is characterized by a necessary active participation of those who access it, in accordance with the precise ritual indications (1) dictated by Pérez Martínez who, at the limit between spirituality and irony, creates a modern liturgy, composed of elements borrowed from several cultures and mixed with a critical vein. At the base of the artist's research, in fact, lies the theme of cultural heritage constantly poised between rigid traditionalism and loss of its cardinal values.
Is it necessary to take possession of what intrigues us? Is it possible to imagine a correct distance, which allows us to live certain experiences, without contaminating them? Or is contamination implicit in the transmission of all stories, and should therefore be accepted as an integral part of them?
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(1) [...] Among the local populations depositing votive offerings at a place considered sacred was customary practice. This place was generally presided over by a shaman, the one who was able to intercede with otherworldly spirits. The rite required each bidder to cover his face with a ritual mask depicting his totemic spirit, to go beyond his human features. Once inside the sanctuary, the offerer deposited his vow, which is believed to be an active commitment that everyone had to apply to fulfill, as a counterweight to their request. The demands could relate to fruitfulness, prosperity, health, and other wishes that needed the favor of spirits. Each request took the form of a votive clay figurine (ex-voto) made on site, through a wide range of propitiatory materials, each with specific properties [...].
Photo credits: Francesca Pascarelli