materia nova - ultime generazioni a confronto
17.12.2021 - 13.03.2022
Maria Verdiana Bove
Per sempre vuol dire mai più
Roland Barthes, in riferimento alla fotografia, parla di punctum come “quel qualcosa” che suscita un profondo interesse per un’immagine, “quel qualcosa” che si percepisce vividamente, come una ferita toccata nel suo punto più esposto e vulnerabile. Bloccando un frammento di vita, la fotografia sembra assorbire e portare con sé anche tutte le emozioni e le sensazioni legate ad un certo momento di una certa vita. E se è normale provare un profondo legame con immagini appartenenti al proprio passato o a quello della propria famiglia, capita al tempo stesso di sentirsi fortemente coinvolti e colpiti proprio nel puntctum osservando frammenti di vita altrui. Attimi significativi che sono delle piccole madeleine e portano ad uno strano sentimento nostalgico, un bisogno di vivere in maniera più profonda emozioni altrui delle quali però si ha memoria, che hanno “quel qualcosa” di familiare. Un bisogno di rifare proprie certe emozioni, di poterle assaporare e distillare nel tempo per non allontanarsene mai. E il senso indistinto di nostalgia si focalizza sulla nostalgia dell’accoglienza, della gentilezza e dell’amore, della possibilità della fragilità protetta e ingenua, nostalgia della scoperta e della meraviglia come costanti compagni di viaggio. Perché alcuni momenti, alcuni eventi sono indimenticabili non tanto per il loro valore concreto, quanto per gli strascichi emotivi che si portano dietro. Perché il sapore dolceamaro della nostalgia diventa tollerabile solo dopo averne accettato e assimilato proprio la parte più amara, così da poterne vivere pienamente la serena commozione.
Per sempre vuol dire mai più
Roland Barthes, in riferimento alla fotografia, parla di punctum come “quel qualcosa” che suscita un profondo interesse per un’immagine, “quel qualcosa” che si percepisce vividamente, come una ferita toccata nel suo punto più esposto e vulnerabile. Bloccando un frammento di vita, la fotografia sembra assorbire e portare con sé anche tutte le emozioni e le sensazioni legate ad un certo momento di una certa vita. E se è normale provare un profondo legame con immagini appartenenti al proprio passato o a quello della propria famiglia, capita al tempo stesso di sentirsi fortemente coinvolti e colpiti proprio nel puntctum osservando frammenti di vita altrui. Attimi significativi che sono delle piccole madeleine e portano ad uno strano sentimento nostalgico, un bisogno di vivere in maniera più profonda emozioni altrui delle quali però si ha memoria, che hanno “quel qualcosa” di familiare. Un bisogno di rifare proprie certe emozioni, di poterle assaporare e distillare nel tempo per non allontanarsene mai. E il senso indistinto di nostalgia si focalizza sulla nostalgia dell’accoglienza, della gentilezza e dell’amore, della possibilità della fragilità protetta e ingenua, nostalgia della scoperta e della meraviglia come costanti compagni di viaggio. Perché alcuni momenti, alcuni eventi sono indimenticabili non tanto per il loro valore concreto, quanto per gli strascichi emotivi che si portano dietro. Perché il sapore dolceamaro della nostalgia diventa tollerabile solo dopo averne accettato e assimilato proprio la parte più amara, così da poterne vivere pienamente la serena commozione.
Francesca Romana Cicia
Di quando in un istante riemerse un’esistenza Ogni evento genera delle conseguenze sulla realtà. Alcuni eventi più di altri, sono però in grado di segnare profondamente la nostra identità, di lasciare tracce indelebili. Proprio queste tracce, nel loro progressivo accumularsi, si impongono come testimonianza di ciò che è accaduto, come possibilità di recuperare e di rivivere un percorso di fatti ed emozioni, instaurando un ponte tra la realtà fattuale e la nostra identità. Quest’ultima, in particolare, è caratterizzata da una complessa dinamica di attrazione e resistenza rispetto a questi percorsi il cui intreccio labirintico, si struttura nel tempo in maniera conscia e inconscia all’interno della nostra mente. Di fronte alla difficoltà di confrontarsi direttamente con i processi mnemonici cerchiamo una chiave in grado di infilarsi nella serratura dalla quale percepiamo lontanamente la complessità di questi meccanismi. La serratura di una porta che, una volta aperta, permetta di osservare dentro noi stessi, diventando in un certo senso specchio, specchio in grado di deformare la nostra immagine e di invitare a guardare in profondità, forse a cercare una risposta ad una non precisata domanda, o forse a seguire un tracciato per evitare di perdersi, in balìa di pensieri e ricordi di risacca. E chi sa se, come per i marinai smarriti, sarà prevista la consolazione di un cielo di stelle ad indicare la via del ritorno. E chi sa se, dopo la tempesta e lo smarrimento, potrebbe dirsi dolce l’essere naufragati in questo mare. |
Luca Di Terlizzi
The great gig in the sky
Un letto grande, spazioso, ricavato nella terra viva. Un letto scavato per contenere la forza del fiume in piena. Un letto scavato dalla forza del fiume in piena. Il terreno di cui è fatto nasconde un tesoro perduto, eco del passato di cose non dette, di cose che non devono essere dette. Custodire il segreto è compito del fiume e del suo continuo agitarsi. Per questo scorre veloce in pendenza ingrossandosi fino alla valle, dove consapevolmente devia il suo corso per non approdare al mare, non è lì che sta andando. Sarebbe inutile cercare di indovinare la sua meta continuando a poggiare i piedi sulla riva, così piatta e lontana dalla terra viva e dal suo segreto.
The great gig in the sky
Un letto grande, spazioso, ricavato nella terra viva. Un letto scavato per contenere la forza del fiume in piena. Un letto scavato dalla forza del fiume in piena. Il terreno di cui è fatto nasconde un tesoro perduto, eco del passato di cose non dette, di cose che non devono essere dette. Custodire il segreto è compito del fiume e del suo continuo agitarsi. Per questo scorre veloce in pendenza ingrossandosi fino alla valle, dove consapevolmente devia il suo corso per non approdare al mare, non è lì che sta andando. Sarebbe inutile cercare di indovinare la sua meta continuando a poggiare i piedi sulla riva, così piatta e lontana dalla terra viva e dal suo segreto.
Emanuele Fasciani
Causarum Cognitio Nel suo ardere, il fuoco consuma i prodotti della terra. Nel suo immobile fermento, la terra genera nuova vita a partire dal lascito del fuoco. Il rapporto ciclico tra questi due elementi pone le sue radici nella profonda e necessaria armonia tra causa ed effetto che regola il mondo naturale. Questo delicato equilibrio, che è sotteso a tutti gli elementi della realtà, si basa sulle possibili trasformazioni che la materia può subire continuamente, modificando la sua forma e la sua stessa essenza. Proprio la trasmutazione della materia è alla base dell’approccio alchemico, il quale mira a raggiungere una sempre maggiore perfettibilità spirituale, a partire da un confronto diretto con le sue manifestazioni più primitive. La processualità insita in questa ricerca iniziatica, mira alla genesi di una nuova sostanza in grado di conservare al suo interno le caratteristiche delle sue componenti, ma al tempo stesso in grado di porsi come elemento nuovo, ontologicamente indipendente. |
Caterina Sammartino
velenosa allucinazione di vita Piove. Sei dentro casa, al sicuro. Scosti la tenda per guardare fuori. La pioggia aumenta, più forte, più fitta, aumenta il vento. Ringrazi di non essere fuori, più di prima. Perché nonostante l’evoluzione e il progresso, sei ancora impaurito da quello che non puoi controllare. Perché nonostante l’evoluzione e il progresso, che ti permette di avere l’idea di un controllo totale, non puoi conoscere tutto quello che ti circonda, se non un brandello, un frammento. Frammento che del resto sei rispetto al TUTTO che ti circonda. Frammento in balìa di circostanze esterne, in cerca di un modo per farsi male il meno possibile nel tuo continuo essere scaraventato in tutte le direzioni. E proprio in questo incessante subbuglio, cerchi di comunicare, instaurare un dialogo, lasciare delle briciole di pane perché qualcuno possa trovarti per darti conforto. La speranza che le mura di casa ti facciano sentire al sicuro, protetto, speciale. La speranza che tu possa essere il soggetto, il protagonista. Ma il TUTTO non è per te. La pioggia non è per te. Il vento non per te. Tutto nasce come accidente casuale. Così rimani in balìa, cercando un modo per farti male il meno possibile. |
Photo credits: Nicola Russo