Natə in Svizzera nel 1987, Christophe Constantin ha conseguito la laurea of Arts presso ECAV (ora EDHEA) nel 2013. Lo stesso anno,
si trasferisce a Roma, dove si specializza alla RUFA, conseguendo il Master nella scultura. Nel 2016 fonda Spazio In Situ, dove suona fin dagli esordi il ruolo di direttorə artisticə e curatorə di mostre ai sensi dell'artpseudonimo di Porter Ducrist.
Espone regolarmente in spazi indipendenti, gallerie e musei in tutta Europa, come parte di mostre individuali e collettiva. Con il suo alter-ego curatorə della mostra, promuove numerose iniziative con artistə di tutti gli orizzonti E zone. Cerca perennemente il dialogo e il confronto tra artistə e opere. La sua pratica ridefinisce i limiti di arte, cercando di riesaminare norme e presupposti.
Christophe Constantin utilizza forme prese dalla nostra vita quotidiana come base per una riflessione sulla società contemporanea. L'apparenza dei suoi progetti quasi obsoleti rivelano spesso un forte contrasto tra loro (ironia piccante e sublimazione romantica).
L’arte nasce come testimonianza. Di un evento, di uno stato d’animo. Il proliferare dei media e delle modalità di espressione, asseconda il tentativo di essere il più possibile vicino a ciò di cui si vuole lasciare testimonianza. Una cosa che però è spesso dimenticata è la funzione dissonante dell’arte. Sotto le sue belle ed eleganti vesti poetiche, questa dovrebbe essere in grado di portare alla luce le contraddizioni o l’insensatezza di alcune convenzioni, per sottolineare le storture del mondo e suggerire un cambiamento. Prova a immaginare il sentimento di chi, uscito appositamente di casa per visitare una mostra, si trovi di fronte ad un dispositivo audio e un microfono concepiti allo scopo di generare un effetto Larsen (o ritorno acustico) in maniera continuativa. Sarebbe davvero seccante trovarsi a dover ascoltare questo suono sporco per un periodo di tempo maggiore ai pochi secondi in cui un tecnico dovrebbe correre a sistemare qualche levetta e risolvere il problema. Al protrarsi del rumore, verrebbe da pensare che il tecnico sia un incompetente, o che non ci sia affatto un addetto all’impianto audio. La reazione più naturale, sarebbe quindi quella di andarsene innervositi per il disservizio, per passare una serata più piacevole. In seguito, potrebbe farsi strada un’ipotesi stravagante: e se proprio quel senso di malessere fosse il senso della mostra? Con Concerto per microfono, Constantin prosegue la sua ricerca volta a decontestualizzare e sublimare oggetti e fenomeni comuni, per analizzarli senza il rumore di fondo del quotidiano, sfruttando pienamente la grammatica del linguaggio artistico ed evidenziando ogni aspetto di quest’ultimo.
Mostra finanziata con il sostegno di EDHEA Ecole de design et haute école d'art du Valais
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Born in Switzerland in 1987, Christophe Constantin obtained a Bachelor of Arts from ECAV (now EDHEA) in 2013. The same year, he
moved to Rome, where he specialized at RUFA, obtaining a Master in sculpture. In 2016, he founded Spazio In Situ, where he has played the role of artistic director and curator of exhibitions under the artpseudonym of Porter Ducrist since the beginning.
He regularly exhibits in independent spaces, galleries and museums throughout Europe, as part of individual and collective exhibitions. With his alter-ego curator of the exhibition, he promotes numerous initiatives with artists from all horizons and zones. He constantly seeks dialogue and confrontation
between artists and works. His practice redefines the limits of art, seeking to reexamine norms and assumptions.
Christophe Constantin uses forms taken from our daily life as a basis for a reflection on contemporary society. The appearance of his almost obsolete projects often reveal a strong contrast between them (spicy irony and romantic sublimation).
Art is born as a testimony. Of an event, of a state of mind. The proliferation of media and modes of expression supports the attempt to be as close as possible to what one wants to leave testimony of. One thing that is often forgotten, however, is the dissonant function of art. Under its beautiful and elegant poetic guise, it should be able to bring to light the contradictions or the senselessness of certain conventions, to underline the distortions of the world and suggest a change. Try to imagine the feeling of someone who, having left home specifically to visit an exhibition, finds himself in front of an audio device and a microphone designed to generate a Larsen effect (or acoustic feedback) continuously. It would be really annoying to have to listen to this dirty sound for a period of time longer than the few seconds in which a technician would have to rush to fix some levers and solve the problem. If the noise continues, one would think that the technician is incompetent, or that there is no person in charge of the sound system at all. The most natural reaction would therefore be to leave annoyed by the poor service, in order to spend a more pleasant evening. Later, an extravagant hypothesis could emerge: what if that very sense of unease were the meaning of the exhibition? With Concerto per telefono, Constantin continues his research aimed at decontextualizing and sublimating common objects and phenomena, to analyze them without the background noise of everyday life, fully exploiting the grammar of artistic language and highlighting every aspect of the latter.
Exhibition financed with the support of EDHEA Ecole de design et haute école d'art du Valais
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Photo credit: Francesca Pascarelli
